Capitolo 3 | Il frutteto incantato

Dentro, pareva di essere in un chiostro: i tronchi degli alberi scandivano lo spazio come colonne, e le fronde facevano da volta. Tra di essi, vagavano in silenzio meste figure, scivolando di pianta in pianta come ombre. Contro una di esse, andò a sbattere lo scudiero. Ai suoi occhi apparve un uomo alto, un tempo certamente aitante. Ma il portamento curvo, i capelli stopposi e lo sguardo spento tradivano il sortilegio che gli era stato scagliato. Gli occhi dello scudiero indugiarono sulla veste ormai logora e sul corto mantello.

“Ma voi siete un Cavaliere!” disse il giovane, senza riuscire a trattenere lo stupore. L’uomo scosse la testa, allungò una mano in direzione dell’albero e la ritrasse dopo aver afferrato un frutto enorme, che depose nella cesta ai suoi piedi.
“Ero, ma non sono più, il Cavaliere Coraggioso” disse.
“Cosa vi è successo? Quale sortilegio vi ha ridotto in schiavitù, parlate!”
“Nessun sortilegio: sono stato persuaso dalle ragioni dell’Orco” rispose l’ombra “e adesso lavoro per lui, con gli altri cavalieri che sono venuti prima e dopo di me”.
“Quanti?”
“Migliaia”.
Lo stagista-scudiero finalmente si guardò intorno, e vide le schiere di Cavalieri che vagavano nella foresta, sciamando di chioma in chioma come api, ma senza entusiasmo. Colto da un’angoscia che non sapeva spiegare a sé stesso, dimenticò il cavallo e corse indietro per mettere in guardia il Cavaliere Senza Paura.
Continua…